Il romanzo di Matilda

Il primo romanzo storico che ripercorre la vita della Grancontessa Matilde di Canossa.

La vita, i lutti, gli amori, le lotte, la caduta, il riscatto, le violenze e le passioni della Grancontessa Matilde di Canossa, un romanzo storico che ricostruisce gli eventi fondamentali della sua vita attraverso l’infanzia, la giovinezza, la maturità e la vecchiaia, cercando di restituire tutta la potenza al personaggio a 900 anni dalla sua scomparsa. In uscita a luglio 2015.

domenica 24 maggio 2015

Canossa: segno, simbolo, storia

Canossa, una due giorni dedicata a Matilde

Il 6 e il 7 giugno un convegno nazionale, la presentazione dei lavori di scavo nell’antico borgo, l’inaugurazione della Sala Cai e l’inizio del percorso Sentiero Cai Rupe di Canossa.

Nel IX centenario della morte della contessa Matilde, Canossa ospiterà il convegno nazionale “Canossa: segno, simbolo, storia”, organizzato dalla Deputazione di Storia patria e dal Club alpino italiano di Reggio Emilia, in collaborazione con l’Istituto superiore di Studi matildici e la Società reggiana di studi storici che si svolgerà nel Teatro Comunale di Canossa il 6 e 7 giugno prossimi e che sarà l’occasione anche per fare conoscere i lavori di scavo che il Club alpino italiano ha promosso nell’antico borgo canossano. La due giorni canossana – nel corso della quale sono previsti anche l’inaugurazione della Sala Cai, un’esposizione sui ritrovamenti dal 1877 e l’inizio del percorso Sentiero Natura Cai Rupe di Canossa – verrà illustrata nel corso di una conferenza stampa che si terrà lunedì 25 maggio, alle ore 12, nella Sala Giunta della Provincia di Reggio Emilia, in corso Garibaldi 59, ed alla quale parteciperanno i presidenti di Provincia di Reggio Emilia, Giammaria Manghi; della Deputazione di Storia patria, Giuseppe Adriano Rossi; del Club alpino italiano, Massimo Bizzarri; dell’Istituto superiore di Studi matildici, Angela Chiapponi; il referente del Comitato scientifico del Cai di Reggio Emilia, Giuliano Cervi; della Società reggiana di Studi storici, Davide Dazzi, e la consigliere e segretaria della Deputazione di Storia patria, Aurelia Fresta.

Ufficio Stampa Fabio Macchi -telefono 0522.444343 –cell.348.4048133 – email: f.macchi@provincia.re.it

Provincia di Reggio Emilia -Corso Garibaldi 59, 42121 Reggio Emilia -c.f. 00209290352 -www.provincia.re.it

giovedì 21 maggio 2015

In cammino con Matilde - L'intervista

Come preannunciato qualche settimana fa, diamo spazio al progetto Il cammino di Matilde e lasciamo parlare i suoi ideatori e protagonisti. Per saperne di più, a conclusione dell'intervista un piccolo sunto dei siti ufficiali e dei riferimenti web per l'approfondimento.

1) Come nasce il progetto “In Cammino con Matilde”?

Il progetto nasce  da una necessità di mettere a sistema le attività degli operatori economici che lavorano sia nel reggiano che nel modenese nei pressi del sentiero, si è intercettato un bando di finanziamento europeo gestito dal Gal Antico Frignano e Appennino Reggiano, grazie a questo abbiamo potuto concretizzare diverse azioni, sia materiali che "culturali".

2) Avete trovato difficoltà a uniformare il cammino tra una provincia e l’altra?

Uniformare non è mai un'azione semplice, spesso si lavora in contesti dove la consapevolezza di essere parte di un sistema è un elemento assente. Da poco si è iniziato a superare il concetto dei limiti amministrativi. Più difficile ancora uniformare intenti dei soggetti interessati.  Pubblico e privato, spesso, purtroppo  hanno obiettivi e tempi di azione diversi. Il confronto costante e la conoscenza reciproca possono creare dinamiche positive che contribuiscono alla "cultura dell'ospitalità". Sono processi lenti, che richiedono costanza impegno e passione: quando ci si riesce si lavora tutti meglio e con maggiore soddisfazione.

3) Come si è aperto per voi l’anno delle celebrazioni del novecentenario e come lo state affrontando?

Non si è aperto, in realtà ogni soggetto percorre una strada diversa, non è sufficiente creare un cartellone di eventi, diciamo che per noi questa è una occasione mancata, mea culpa. Il cartellone, peraltro ancora non chiaro, non ha avuto un processo preparatorio e partecipativo di tutti i soggetti, anzi come spesso accade l'aspetto intellettuale ha il sopravvento e non coinvolge le attività che quotidianamente agiscono indipendentemente dagli anniversari. Noi quindi perseguiamo i nostri obiettivi nelle azioni quotidiane di promozione e lavoro sul campo.

4) Quali sono le proposte e le occasioni da non perdere?

Tutte quelle che permettono da uscire dal circolo vizioso che fa credere di essere il centro del mondo, dall'autoreferenzialità, permettono di vedersi da fuori, di confrontarsi con altri e quindi valutare le reali forze e debolezze. Un esempio è l'inserimento del sentiero Matilde nella rete dei Cammini d'Europa,  ma anche i commenti dei visitatori da fuori e la conoscenza di soggetti operanti in altri territori. Quindi l'attenzione deve rimanere alta per tutto quello che accade intorno.

Ideanatura
Betty Gazzetti
Edda Chiari
Fabrizio Carponi

siti:
www.ideanatura.net
www.recotur.it

siti istituzionali:
www.terredicanossa.it
www.sentieromatilde.it
www.castellodicarpineti.it

pagine fb dei luoghi dei progetti:
ideanatura turismo cultura ambiente
castello di carpineti delle carpinete
san vitale ostello&ristoro

progetti:
in cammino con matilde
terre di castagno
appennino reale

mercoledì 13 maggio 2015

Matilde Forever, spettacolo per la Grancontessa

“MATILDE FOREVER”, SPETTACOLO PER LA CONTESSA DI CANOSSA 

Domenica 17 maggio alle 18.30 in piazza Grande nel nono centenario della morte, a cura di Sted e studenti di S. Carlo, Fermi, Deledda, Venturi. Anteprime sabato alla notte bianca

Sono trascorsi nove secoli dalla morte nel 1115 di Matilde di Canossa, nata nel 1046 e protagonista della storia italiana del Medioevo tra XI e XII secolo. Nel nono centenario, alla gran contessa Modena ha dedicato un progetto di teatro scolastico, per iniziativa del Coordinamento Sito Unesco che ha sede al Museo civico d’arte e in collaborazione con i Musei del Duomo. L’esito della sperimentazione - coordinata da Luana Ponzoni e Simona Pedrazzi dei Musei civici e affidata all’associazione Sted - è la messa in scena dello spettacolo “Matilde forever” in programma domenica 17 maggio alle 18.30 a ingresso libero in piazza Grande (alla Chiesa di San Carlo in caso di maltempo). Sabato 16 maggio dalle 19 alle 21, in occasione della notte bianca, in piazza Grande si potrà partecipare ogni 20 minuti a una anteprima itinerante della rappresentazione, affidata alla regia di Toni Contartese con la partecipazione di studenti del Liceo San Carlo e dell’istituto Fermi di Modena, affiancati da danzatori dello Sted e da un trio di musicisti (Saverio Martinelli, Giada Gallo e Rebecca Innocenti). Ai giovani attori si sono affiancati gli studenti dell’Istituto Deledda che hanno realizzato i costumi e quelli dell’Istituto d’Arte  Venturi che hanno curato la grafica e la documentazione fotografica e video.

La drammaturgia è stata sviluppata nel corso dell’intero anno scolastico 2014/2015 sotto la guida del regista Contartese, grazie alla collaborazione tra studenti, insegnanti, ed esperti della vita della contessa. Lo spettacolo, infatti, è il risultato di una ricerca volta all’integrazione di espressioni artistiche diverse (danza, musica dal vivo, canto e recitazione) a partire da un incontro tenutosi nel dicembre 2014 con Giovanna Caselgrandi dei Musei del Duomo, che ha illustrato ai ragazzi l’importanza storica di Matilde e le ragioni del suo fascino nel corso dei secoli. Figlia del Marchese Bonifacio di Canossa e di Beatrice di Lorena, Matilde visse in un periodo di profondi mutamenti religiosi e istituzionali, di continue lotte, di intrighi e scomuniche. Fu figura di riferimento per la costruzione del Duomo di Lanfranco e Wiligelmo, come dimostrano il testo e le miniature della “Relatio de innovatione ecclesie sancti Geminiani”, manoscritto medievale esposto ai Musei del Duomo. Ardente sostenitrice del Papato, dimostrò, donna in un mondo tutto al maschile, una forza straordinaria, sopportando lotte, dolori, umiliazioni e solitudine, in nome degli alti ideali nei quali credeva fermamente.

“L’esempio di determinazione e coraggio della contessa – spiegano i promotori – dà un valore formativo aggiunto all’esperienza degli studenti, coinvolti in modo originale e attivo nella ricostruzione e attualizzazione della storia. A riconoscere le potenzialità positive di questa sperimentazione sono stati anche i privati che hanno coperto i costi: circa ottomila euro. Al Soroptimist Club di Modena, che ha partecipato dalle prime fasi allo sviluppo del progetto grazie all’entusiasmo della presidente Rosarita Bertoli, si sono affiancati l’Istituto di ricerche Agrindustria, Nem–Hydraulics e Banca Interprovinciale”.

lunedì 11 maggio 2015

Convegno su Matilde a Marola e Carpineti

In questo 900° anniversario della morte di Matilde di Canossa (1115-2015), la Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla, unitamente al Comune di Carpineti, promuove tra Marola e Carpineti il convegno di studi “MATHILDA DEI GRATIA. Matilde di Canossa: storia, cultura e territorio”, di cui si anticipa qui di seguito il programma.


mercoledì 6 maggio 2015

Il romanzo di Matilda, a luglio in libreria

Oggi ho la possibilità di regalare una sbirciata alla copertina (non definitiva) del mio romanzo dedicato a Matilde di Canossa. L'uscita è a luglio e non manca molto, in fondo. Per i curiosi e gli appassionati, ecco di seguito la cover e la scheda del libro. Dedicata anche ai librai, che sono certa si lasceranno incuriosire non solo dall'argomento e dalla protagonista, ma anche dalle potenzialità di un romanzo come questo, frutto di dieci anni di ricerche.




domenica 3 maggio 2015

Cercando Matilde nell'Oltrepò mantovano

Un altro viaggio, una nuova ricerca, una nuova riscoperta dei luoghi che portano ancora oggi, a distanza di novecento anni, l’impronta della Grancontessa. Ieri è toccato all’Oltrepò mantovano, in quella terra di acque, pievi, avamposti e castelli che ha visto la luminosa presenza di Matilde estendersi e modificare il corso del tempo.

La Bassa ha un fascino particolare: quando la attraversi, sulle quelle strade che si srotolano dritte e tagliano in due i campi e i canali, ti senti in pace col mondo. È una terra di nebbie feroci, di soli accecanti, di tramonti violenti e di silenzi assordanti. È una terra di uomini e donne pratici e orgogliosi che nonostante le ferite anche recenti vanno avanti e non si fermano, perché c’è sempre qualcosa da fare. Da Modena verso Felonica, questa volta il mio viaggio si è snodato per strade strette e tranquille, che mi hanno portato prima a Casumaro, il luogo che secondo la leggenda vide il proprio nome legato a un lutto, la morte di un figlio di Matilde, annegatosi in un fossato, e poi a Bondeno, quel Bondeno ferrarese in cui la contessa fece costruire una fortezza all’inizio del 1100 e la chiesa dedicata alla Vergine nel 1114.

A Felonica, già nel mantovano, da vedere è la chiesa che sorge nei pressi dell’argine: meravigliosa, con una struttura che ricorda le numerose altre chiese che portano la firma della Grancontessa, è attestata per la prima volta in una donazione firmata dalla madre di lei Beatrice, datata dicembre 1053, fatta ai monaci benedettini. L’anno di ricostruzione è il 1074, secondo il volere di Matilde. Questa chiesa faceva parte di un’abbazia importante da cui all’epoca dipendevano numerose chiese della zona della riva destra del Po, e una delle prime che si incontrano è Pieve di Santa Croce del Lagurano, che sorge in una frazione di Sermide.

Successivamente, in una frazione di Villa Poma, sulla statale 12 si trova la Chiesa di Sant’Andrea di Ghisione, che sorge sullo stesso sito di un’antica villa romana. La prima citazione di questo edificio si trova in una donazione del 1117 fatta al monastero di San Benedetto Polirone, ed era una cappella che dipendeva da Pieve di Coriano. Le caratteristiche sono tipiche delle chiese matildiche, una navata con tre absidi. Il campanile risulta danneggiato dal terremoto.

Proseguendo, si raggiunge Pieve di Coriano dove la chiesa sul portale ospita un’iscrizione dedicata a Matilde di Canossa, che la volle costruire nel 1082 all’inizio della guerra contro Enrico IV. Il campanile fu eretto dal 1930 al 1934 e poggia su un basamento antico rinvenuto durante gli scavi: per alcuni vi sorgeva la torre del castello di Matilde, per altri invece era il sito dell’antico Battistero della Pieve.

Prima di arrivare a Quingentole ho salutato e reso omaggio al Po, il “padre della Pianura Padana”, antica via fluviale, spina dorsale e fonte di ricchezza per molte generazioni. Un appunto en passant: consiglio sull’argomento un bel libro di Guido Conti, intitolato Il grande fiume Po uscito qualche anno fa per Mondadori.

A Quingentole, a un chilometro a est dal centro, sorge l’Oratorio di San Lorenzo, documentato sin dal 1059, dipendente anch’esso dalla Pieve di Coriano. L’adiacente chiesa di cui sono state trovate tracce, sorta su un antico edificio romano, è stata demolita nel 1752 e ora rimane solo l’oratorio, al cui interno si venera ancora oggi una Madonna nera.

A Nuvolato, frazione di Quistello, la chiesa romanica del X secolo risulta inaccessibile a causa del terremoto del 2012. Da lì si prosegue verso San Benedetto Po, luogo amatissimo dalla Grancontessa in cui scelse di essere sepolta, e da dove nel 1632 la sua salma venne trasportata per ordine di Urbano VIII in Vaticano e onorata di un monumento a lei dedicato. Qui c’è il museo da vedere, con visite guidate, e attualmente viene ospitata una mostra dedicata al novecentenario.

Quasi inosservata sembra passare Santa Maria di Valverde, che sorge a due chilometri circa dal centro di San Benedetto Po, su una sopraelevazione del terreno nella campagna sanbenedettina. La chiesetta romanica fu fondata nella seconda metà dell’XI secolo e divenne una dipendenza del monastero polironiano, come testimoniato da un diploma imperiale del 1111. Al momento risulta danneggiata per il terremoto.

Si prosegue e si giunge a Bondeno di Gonzaga, luogo in cui la Grancontessa viene ricordata nella Corte Matilde: accanto alla corte v’è una residenza del Sei/Settecento che si ritiene sia stata il luogo dove la contessa soggiornava quando veniva a Bondeno, allora chiamato Bondeno degli Arduini. Questa zona faceva parte dei territori ed era situata al centro dei possedimenti fondiari controllati dalla famiglia di Arduino della Palude, fedelissimo capitano di Matilde che la accompagnò per tutta la vita in imprese militari, primo tra i suoi vassalli, con precise funzioni militari nel seguito armato della contessa.

Dalla Treccani, cito: “Le era accanto nel 1101 a Guastalla; nel 1102 la seguì a Carpineti e nel 1103 a Nonantola, dove le fonti lo menzionano subito dopo il conte Alberto di Sabbioneta e prima di tutti gli altri vassalli. Nel 1104, presenziò ad una solenne donazione fatta da Matilde a San Benedetto di Polirone, donazione poi confermata l’anno seguente, a Gonzaga, quando la contessa decise di lasciare al monastero il possesso di tutta l'isola che aveva preso il nome dal cenobio. La località di Gonzaga, infatti, non era lontana dai beni che Arduino deteneva in Fabbrico e in Reggiolo, da molto tempo, ormai, dominio incontrastato dalla famiglia. La zona cosiddetta della “Palude” giungeva infatti, verso nord, fino a Gonzaga e al Bondeno reggiano, continuando probabilmente a settentrione fino al corso del Po. […] La sua costante presenza in quei luoghi si spiega soprattutto con la primaria importanza strategica che aveva assunto quel territorio, situato a fronte dell’area mantovana da sempre la più ostile ai Canossa, ma soprattutto a Matilde. […] Dal 1115, anno della morte di Matilde, Arduino soggiornò prevalentemente a Bondeno di Roncore, l’attuale Bondanazzo presso Reggiolo, dov’ella morì. Del resto, anche la contessa Matilde si allontanava ormai sempre più di rado da San Benedetto, anche a causa delle sue pessime condizioni di salute.”

Il viaggio si chiude con l’arrivo alla Chiesa di San Benedetto a Gonzaga, che vede la propria storia legata a uno degli antenati di Matilde, Adalberto Atto, capostipite della casata canusina. Egli nel 967 acquisì a Gonzaga una cappella dedicata a San Benedetto, dipendente dal monastero di Leno, a sud di Brescia. Retta da “malos sacerdotes”, venne assegnata da Matilde attorno al 1101 a San Benedetto in Polirone, che la trasformò in un priorato dipendente. La chiesa romanica fu costruita alla fine dell’XI secolo, e la facciata fu ricostruita nel 1925. Al momento risulta ingabbiata dopo il terremoto.


Per approfondimenti, qualche link:
Sistema Po-Matilde
Turismo San Benedetto Po

Il viaggio continua. Tutte le immagini che correlano l'articolo sono di mia proprietà, ne è pertanto vietato l'utilizzo. Per visionare le tappe complete del mio breve viaggio nell'Oltrepò mantovano, cliccare qui: Elisella's Instagram Profile